Di che si tratta?
Il virus che causa l’epatite B fa parte della famiglia degli hepadanavirus ed è un virus a DNA.
Tale virus ha una struttura molto complessa e le varie proteine strutturali possono essere rilevate nel sangue del paziente infetto: l’antigene di superficie, HBsAg, indicativo di malattia acuta; l’antigene c del core del virus (HBcAg) e l’antigene e (HBeAg).
In tutto il mondo più di 350 milioni di persone risultano essere portatori di HBsAg, e ogni anno il numero di decessi è compreso tra 24 e 36 mila. In molti Paesi, a partire dagli anni novanta con l’introduzione dei programmi di vaccinazione di massa, è stata registrata una diminuzione del 90% dei nuovi casi osservati.
Come si contrae?
Il virus dell’epatite B si contrae attraverso scambi di fluidi corporei (sangue, sperma, secrezioni vaginali) per via parentelare. Le trasmissioni perinatali sono molto frequenti con una percentuale variabile a seconda se la madre infetta sia HBeAg positiva (90% dei casi di trasmissione) o meno (solo il 10-15% dei casi). Le popolazioni a maggior rischio sono: tossicodipendenti per via endovenosa, emodializzati, politrasfusi, partner di soggetti infetti, soggetti con abitudini sessuali promiscue e personale sanitario.
Come si fa la diagnosi?
La rilevazione nel siero dell’HBsAg è diagnostico di infezione acuta da HBV, esso compare già a partire dalla prima settimana dall’infezione ed è per questo considerato il primo marcatore virale. Quando scompare questo marker compaiono gli anticorpi anti-HBs che proteggono da una eventuale reinfezione da HBV. Altro marker di infezione recente sono gli anticorpi anti-HBcIgM. Nei pazienti guariti o portatori di un’infezione cronica sono rintracciabili gli anticorpi HBcIgG. L’antigene e compare nelle prime fasi dell’infezione acuta e la sua scomparsa coincide con il miglioramento clinico e la guarigione con lo sviluppo di anticorpi anti-HBe. Se persiste, invece, per più di 3 mesi è predittiva di cronicizzazione dell’epatite.
L’infezione cronica è caratterizzata dalla positività dell’HBsAg per oltre 6 mesi, gli anti-HBc sono per lo più di classe IgG, mentre gli anticorpi anti-HBs sono a concentrazioni molto basse o addirittura indosabili.
Il perfezionamento della diagnosi si fa con il dosaggio nel sangue dell’HBV DNA.
C'è una cura?
Nell’adulto la maggioranza dei casi di infezione acuta si risolve spontaneamente con un rischio di cronicizzazione dell’1%. Diversamente le infezioni perinatali cronicizzano nel 90% dei casi.
Anche la gravità del danno a carico del fegato varia a seconda se si è portatori asintomatici (nessun danno epatico); se l’infezione è persistente (danno lieve) o cronica con attiva replicazione virale (lesioni gravi con accelerazione dell’evoluzione a cirrosi e rischio elevato per epatocarcinoma - HCC). Lo scopo del trattamento farmacologico anti-HBV è quello di sopprimere la replicazione virale evitando così l’evoluzione della malattia epatica in cirrosi o l’insorgenza di HCC. La terapia si basa sull’utilizzo di farmaci quali l’interferone (per un periodo di 48 settimane circa) o analoghi nucleosidici della trascrittasi inversa virale (lamivudina, adefovir e entecavir) somministrati per un periodo indefinito, sono ben tollerati, ma si associano all’insorgenza di resistenze virali.
Non è prevista terapia per i portatori cronici inattivi (HBeAg negativi, transaminasi nella norma, HBV-DNA <104 copie/ml)
Come si previene?
Per questo tipo di epatite esiste un vaccino la cui somministrazione è diventata obbligatoria per tutti i nuovi nati dal 1991 in Italia. Tale vaccino è consigliato anche per le popolazioni più a rischio, mentre il richiamo vaccinale è indicato nei pazienti immuno-compromessi, oppure immunocompetenti con anti-HBs negativo esposti per contatto percutaneo a materiale HBsAg positivo.
Esiste anche una profilassi post-esposizione che si basa sulla somministrazione di immunoglobuline specifiche (HBIG) entro le 24 ore dall’esposizione congiuntamente alla vaccinazione e ai successivi richiami, può proteggere dallo sviluppo dell’infezione. Tale tipo di procedura viene eseguita nei neonati immediatamente dopo il parto da madre infetta, nel caso di esposizione accidentale o in seguito a contatto per via sessuale.
La protezione da infezione da HBV data dal vaccino ha una durata indefinita, ma anche se i livelli di anticorpi anti-HBs diventano indosabili, è stato provato che permane una protezione verso l’infezione da HBV.
Linee guida
Linea_guida_italiane_di_gestione_dellepatite_B_cronica_AISF.pdf
Linee GUIDA europee dell’epatite cronica B EASL