Di che si tratta?
La malaria è una malattia infettiva, potenzialmente letale, causata da protozoi del genere Plasmodium che vengono trasmessi attraverso la puntura di zanzare del genere Anopheles.
Sono quattro le specie di Plasmidium che causano malattia nell’uomo e sono: P. falciparum, P. vivax, P. ovale e P malariae.
La malaria è diffusa nella maggior parte dei Paesi tropicali dove risulta essere una malattia endemica e l’Africa è il paese con la più alta prevalenza.
In Italia ogni anno si registrano centinaia di casi di malaria così detti contratta in Paesi con infezione endemica, anche se nel 1997 è stato registrato il primo caso di malaria da P. vivax causata da un anofele autoctona infettata da un paziente di ritorno dall’India.
Come si contrae?
Affinché si abbia la trasmissione la zanzara anofele deve pungere un soggetto ammalato e fungere così da vettore del sangue parassitario. Il rischio di contrarre l’infezione varia a seconda del numero di zanzare presenti, la tendenza di queste a pungere l’uomo e la durata del ciclo vitale dei vettori Anopheles: più questo è maggiore più è efficace la trasmissione della malattia da parte delle zanzare.
Il primo organo bersaglio del parassita è il fegato, infatti è frequente l’ingrossamento di tale organo e anche della milza con comparsa di ittero e anemia. L’infezione, soprattutto nella prima fase, si presenta con sintomi simil-influenzali con picchi di febbre a intervalli regolari.
Il P. falciparum può dare luogo a forme malariche di grave entità come coma, insufficienza renale, disfunzione epatica, anomalie ematologiche e ha una mortalità dello 0,1% che diventa estremamente elevata quando subentra insufficienza d’organo o in presenza di una percentuale di globuli rossi parassitari dell’ospite superiore al 2%.
Come si fa la diagnosi?
Poiché la maturazione dei protozoi avviene nei globuli rossi, la diagnosi viene fatta attraverso apposite colorazioni di strisci preparati con sangue periferico del paziente e attraverso la valutazione della sintomatologia. Infatti quando la sintomatologia è fortemente correlata ad una infezione malarica - soprattutto quando il paziente è di ritorno da un Paese in cui la malaria è endemica, nonostante la profilassi antimalarica - e lo striscio di sangue è negativo, si tende sempre a iniziare un trattamento antimalarico.
C'è una cura?
La malaria deve essere diagnosticata e curata rapidamente per ridurre la mortalità e il rischio di trasmissione. Il trattamento farmacologico prevede una terapia combinata a base di artemisina, particolarmente efficace nell’infezione da P. falciparum.
Come si previene?
La malaria si previene proteggendosi dalla puntura delle zanzare in aree endemiche per la malaria tramite repellenti direttamente sulla pelle o negli ambienti interni e con zanzariere imbevute di insetticida e con abiti coprenti. Inoltre è opportuno evitare l’esposizione alla puntura di zanzara all’alba, al tramonto e durane la notte in quanto sono le ore della giornata a maggior rischio.
È disponibile anche una chemio-profilassi scelta in base al territorio e alla sensibilità al farmaco del parassita endemico. Tale profilassi deve essere assunta da 2 giorni a 1-2 settimane prima della data della partenza, durante la permanenza e per le successive 4 settimane dopo il rientro.
Una pregressa infezione non è protettiva da possibili recidive perché l’immunità acquisita è strettamente legata al tipo di Plasmidium che l’ha determinata ed inoltre ha una durata limitata.
Linee guida
Guidelines-malaria-WHO-july2021.pdf
Links utili
25 APRILE, GIORNATA DELLA MALARIA