Tetsuya Suzuki et al.

Nasopharyngeal SARS-CoV-2 may not be dispersed by a high-flow nasal cannula

Nature, February 2023 doi.org/10.1038/s41598-023-29740-4

Abstract

A high-flow nasal cannula (HFNC) therapy plays a significant role in providing respiratory support to critically ill patients with coronavirus disease 2019 (COVID-19); however, the dispersion of the virus owing to aerosol generation is a matter of concern. This study aimed to evaluate if HFNC disperses the virus into the air. Among patients with COVID-19 admitted to private rooms with controlled negative pressure, we enrolled those admitted within 10 days of onset and requiring oxygenation through a conventional nasal cannula or HFNC therapy. Of the 17 patients enrolled, we obtained 22 samples (11 in the conventional nasal cannula group and 11 in the HFNC group). Viral RNA was detected in 20 nasopharyngeal swabs, and viable viruses were isolated from three nasopharyngeal swabs. Neither viral RNA nor viable virus was detected in the air sample at 0.5 m regardless of the oxygen-supplementation device. We detected viral RNA in two samples in the conventional nasal cannula group but not in the HFNC therapy group in gelatin filters located 3 m from the patient and the surface of the ventilation. This study directly demonstrated that despite viral RNA detection in the nasopharynx, viruses may not be dispersed by HFNC therapy. This warrants further research to determine if similar results can be obtained under different conditions.

D. Jonigk et al.

Organ manifestations of COVID‑19: what have we learned so far (not only) from autopsies?

Virchows Arch. April 2022; doi.org/10.1007/s00428-022-03319-2

Abstract

The use of autopsies in medicine has been declining. The COVID-19 pandemic has documented and rejuvenated the importance of autopsies as a tool of modern medicine. In this review, we discuss the various autopsy techniques, the applicability of modern analytical methods to understand the pathophysiology of COVID-19, the major pathological organ findings, limitations or current studies, and open questions. This article summarizes published literature and the consented experience of the nationwide network of clinical, neuro-, and forensic pathologists from 27 German autopsy centers with more than 1200 COVID-19 autopsies. The autopsy tissues revealed that SARS-CoV-2 can be found in virtually all human organs and tissues, and the majority of cells. Autopsies have revealed the organ and tissue tropism of SARS-CoV-2, and the morphological features of COVID-19. This is characterized by diffuse alveolar damage, combined with angiocentric disease, which in turn is characterized by endothelial dysfunction, vascular inflammation, (micro-) thrombosis, vasoconstriction, and intussusceptive angiogenesis. These findings explained the increased pulmonary resistance in COVID-19 and supported the recommendations for antithrombotic treatment in COVID-19. In contrast, in extra-respiratory organs, pathological changes are often nonspecific and unclear to which extent these changes are due to direct infection vs. indirect/secondary mechanisms of organ injury, or a combination thereof. Ongoing research using autopsies aims at answering questions on disease mechanisms, e.g., focusing on variants of concern, and future challenges, such as post-COVID conditions. Autopsies are an invaluable tool in medicine and national and international interdisciplinary collaborative autopsy-based research initiatives are essential.

Saad M et al

Long-Term Acute Care Hospital Outcomes of Mechanically Ventilated Patients With Coronavirus Disease 2019

Critical Care Medicine,

https://journals.lww.com/ccmjournal/Fulltext/2022/02000/Long_Term_Acute_Care_Hospital_Outcomes_of.10.aspx?context=FeaturedArticles&collectionId=3

CONTENUTO E COMMENTO : Studio osservazionale su 158 pazienti ricoverati in post-acuzione dopo essere stati sottoposti a prolungata ventilazione meccanica per COVID-19 nel perido aprile 2020 – maggio 2021 : lo svezzamento da ventilazione meccanica è stato efficace nel 70% dei casi, in un tempo mediano di 8 giorni.

Hsu CM et al

Kidney Recovery and Death in Critically Ill Patients With COVID-19–Associated Acute Kidney Injury Treated With Dialysis: The STOP-COVID Cohort Study

American Journal of Kidney Diseases ,https://www.ajkd.org/article/S0272-6386(21)01013-1/fulltext

CONTENUTO : Ampio studio di coorte multicentrico su 4221 adulti ricoverati con COVID-19 in Rianimazione durante la prima « ondata » di pandemia, tra i quali 876 hanno avuto insufficienza renale acuta per cui sono stati sottoposti a « terapia renale sostitutiva», ovvero uno dei diversi metodi esistenti di emodialisi. Vengono studiati i fattori associati alla mortalità (fra cui emerge la stessa insufficienza rénale), e i fattori associati al mancato recupero della funzione renale entro la dimissione (peggiore filtrato e ridotto volume urinario).

COMMENTO :Lo studio pone l’accento sull’importanza del volume del filtrato glomerulare e della riduzione dell’output urinario come indicatori del non recupero della funzione renale, nei pazienti COVID 19 con insufficienza renale acuta sottoposti a trattamento dialitico in continuo.

Considerata la dimensione campionaria il dato è solido.

Ehmann S et al

Awake prone positioning for COVID-19 acute hypoxaemic respiratory failure: a randomised, controlled, multinational, open-label meta-trial

The Lancet,

https://www.thelancet.com/journals/lanres/article/PIIS2213-2600(21)00356-8/fulltext

CONTENUTO: Meta-trial che riunisce i dati di sei trial clinici randomizzati, per un totale di 1121 pazienti con COVID-19 provenienti da sei diversi Paesi, con necessità di ossigenoterapia in cannule nasali ad alto flusso (HFNC). I pazienti sottoposti a pronazione cosciente hanno un rischio significativamente minore di fallimento dell’ossigenoterapia con HFNC, cioè di andare incontro a intubazione orotracheale o decesso, rispetto a chi non viene mantenuto in posizione prona.

COMMENTO: Questo meta-trial di 6 studi randomizzati e controllati investiga l’efficacia della posizione prona in respiro spontaneo con gli alti flussi di O2 confermando quanto registrato da osservazioni cliniche.I pazienti che riescono a mantenere la posizione prona in alto flusso riducono il rischio di intubazione e decesso. Nei pazienti con insufficienza respiratoria acuta da Covid-19 un periodo in posizione prona, se tollerato, può offrire un utile risultato e potrebbe essere tentato di routine.

Rossi S et al

Mechanisms of oxygenation responses to proning and recruitment in COVID-19 pneumonia

Intensive Care Medicine, https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00134-021-06562-4

CONTENUTO: Studio dettagliato di una serie di parametri polmonari e dell’aspetto dei polmoni in TAC in pazienti con polmonite da COVID-19, finalizzato a motivare l’efficacia della pronazione nel migliorare gli scambi respiratori in alcuni pazienti rispetto ad altri: l’entità della consolidazione dorsale dei polmoni, dovuta alla polmonite e progressivamente più grave nel corso della malattia, sembra determinare maggiormente la risposta alla pronazione.

COMMENTO: studio fisiologico atto a investigare le ragioni dell’efficacia della posizione prona nei pazienti con insufficienza respiratoria acuta da COVID 19. La consolidazione del polmone risponde meno alla variazione della posizione, mentre nelle fasi più floride della flogosiinterstiziale si evidenzia lo spostamento idrostatico del fluido con risposta al reclutamento alveolare in posizione prona. Lo studio sfrutta un’attenta combinazione della TAC polmonare dello scambio gassoso e della meccanica respiratoria come parametri di confronto tra posizione supina e prona.

Okoye C et al

Usefulness of lung ultrasound for selecting asymptomatic older patients with COVID 19 pneumonia

Scientific Reports

CONTENUTO: Studio prospettico su anziani con COVID-19, di cui 64 sintomatici e 46 asintomatici, sottoposti a ecografia polmonare: il punteggio di gravità dell’ecografia, utilizzato per descrivere l’entità del coinvolgimento polmonare, è risultato un predittore indipendente di mortalità a 3 mesi dei pazienti sia sintomatici che asintomatici, per cui l’ecografia polmonare potrebbe essere un utile strumento per stimare il rischio di morte per COVID-19 negli anziani, anche se asintomatici.

COMMENTO: Lo studio conferma la notevole utilità della ecografia polmonare nello screening e nel monitoraggio della evoluzione della polmonite da COVID 19.

Chelly J et al

Incidence, clinical characteristics, and outcome after unexpected cardiac arrest among critically ill adults with COVID-19: insight from the multicenter prospective ACICOVID-19 registry

Annals of Intensive Care,

https://annalsofintensivecare.springeropen.com/articles/10.1186/s13613-021-00945-y

CONTENUTO : Dati provenienti da un ampio registro di 2425 pazienti con COVID-19 ricoverati in Rianimazione in Francia, 186 dei quali sono andati incontro a un arresto cardiocircolatorio durante la degenza: 30 (21%) hanno avuto un esito favorevole almeno fino a 3 mesi dall’evento, gli altri sono deceduti. Si tratta di un dato migliore rispetto a quello di altri studi condotti in Cina e negli USA, dove la mortalità appariva maggiore.

COMMENTO:Questo studio osservazionale che trae le mosse da un vasto registro francese ci sottolinea come l’insorgenza di un arresto cardiaco nei pazienti Covid 19 ricoverati in terapia intensiva può insorgere nel 6,7% dei casi, in ragione anche delle condizioni cliniche preesistenti. La buona notizia è che l’esito favorevole con un recupero avviene in oltre il 20% dei casi e in misura maggiore rispetto a studi precedenti. Questo reperto favorevole potrebbe tuttavia essere proprio della rete francese ma non necessariamente riproducibile in altri contesti.

Declercq J et a

Effect of anti-interleukin drugs in patients with COVID-19 and signs of cytokine release syndrome (COV-AID): a factorial, randomised, controlled trial

The Lancet, https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2213260021003775

CONTENUTO : Trial clinico randomizzato condotto su 342 adulti ricoverati con insufficienza respiratoria associata a COVID-19 e segni di sindrome da rilascio di citochine, individuata sulla base di una serie di caratteristiche cliniche e laboratoristiche. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere o meno un farmaco anti interleukina-1 (anakinra) e a ricevere o meno un farmaco anti interleukina-6 (siltuximab o tocilizumab): non si è osservato un beneficio di tali terapie in termini di tempo necessario per il miglioramento clinico o di mortalità intraospedaliera.

COMMENTO: Similmente a studi precedenti, il trial si riferisce al presupposto fisiopatologico di bloccare la cascata infiammatoria innescata dal COVID 19, attraverso il ricorso a molecole in grado di bloccare l’azione di due mediatori infiammatori come l’interleukina 1 e 6, implicati soprattutto nei casi più severi di SARS Cov 2.
Il presente studio è sostanzialmente negativo, in quanto il ricorso ai farmaci contro le interleukine non si traduce in un periodo di ricovero ospedaliero più breve. Il commento principale riguarda il fatto che la popolazione arruolata in questo studio è costituita da soggetti di minor gravità e insufficienze d’organo limitate. Gli studi concentrati su popolazioni più gravi hanno viceversa confermato l’utilità di questi farmaci.

Grieco DL et al

Phenotypes of COVID-19 patients with positive clinical response to helmet noninvasive ventilation
American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, Article in press

CONTENUTO: Analisi post-hoc del trial clinico HENIVOT in cui si osservava un minore tasso di intubazione e un maggior numero di giorni senza necessità di ventilazione invasiva nei soggetti trattati con ventilazione in pressione positiva tramite casco seguita da cannule nasali ad alto flusso (HFNC) rispetto ai trattati solo con HFNC.
In questa ulteriore analisi si distinguono due sottogruppi di pazienti in base alla presenza o meno di ipocapnia (bassa pressione di anidride carbonica nel sangue) e al valore dell’indice PaO2/[FiO2*VAS dyspnea], parametri che rappresentano entrambi maggiore gravità dell’insufficienza respiratoria e dello sforzo respiratorio: i pazienti più gravi in base a questi due parametri sarebbero quello che traggono maggiore beneficio dall’utilizzo del casco.

COMMENTO: questa research letter di prossima pubblicazione e di cui abbiamo la prestampa, è una analisi post-hoc di altro studio randomizzato e controllato pubblicato sul JAMA.
L’analisi ha il pregio di evidenziare semplici parametri come la presenza della dispnea, della ipoossigenazione e dell’iperventilazione spontanea per identificare il gruppo di pazienti che meglio potrebbe rispondere alla ventilazione assistita con il casco.

Ferrer S et al

ROX index as predictor of high flow nasal cannula therapy success in acute respiratory failure due to SARS-CoV-2
Respiratory Medicine, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34634500/

CONTENUTO : Studio osservazionale prospettico su 85 pazienti ricoverati con polmonite da SARS-CoV-2 e trattati con alti flussi di ossigeno: il ROX index (spO2/FiO2 diviso il numero di atti respiratori al minuto, un indice dello sforzo fatto dal paziente e del supporto di ossigeno necessario per mantenere una certa saturazione periferica) calcolato a 24 ore è il miglior predittore del fallimento degli alti flussi, per cui si dovrà passare a una gestione più avanzata della ventilazione.

COMMENTO :Questo studio illustra la necessità dell’identificazione di indicatori di fallimento della terapia con alti flussi di O2 nei pazienti con il Covid 19. Viene compiuta un’analisi prospettica utilizzando il ROX index già identificato come buon marker precoce di fallimento nelle popolazioni ipossiemiche non Covid. I risultati dimostrano come questo parametro con un opportuno cut-off costituisce un buon indicatore di successo.

Duenas-Castell C et al

Changes in Oxygenation and Clinical Outcomes with Awake Prone Positioning in Patients with Suspected COVID-19 In Low-Resource Settings: A Retrospective Cohort Study

Journal of Intensive Care Medicine, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34591700/

CONTENUTO : Studio di coorte retrospettivo condotto su 212 pazienti ricoverati in un contesto a basse risorse (Colombia) per insufficienza respiratoria e sottoposti a pronazione da svegli (mentre la manovra è nata per i pazienti sedati in rianimazione). Sono inclusi pazienti con diagnosi certa e sospetta di COVID-19. I pazienti sopravvissuti mostravano una risposta significativamente migliore alla pronazione in termini di scambi respiratori rispetto ai pazienti deceduti.

COMMENTO :Lo studio retrospettico pone l’accento su due importanti elementi
a) In contesti con scarse risorse è importante adottare strategie semplici e a basso costo per coadiuvare il trattamento dei pazienti ipossiemici critici con COVID 19: il porre questi pazienti svegli e collaboranti in posizione prona rappresenta un vantaggio in termini di miglioramento dell’esito, rispetto al trattamento convenzionale con O2 terapia
Una tecnica nata per malati intubati e ventilati invasivamente si sta dimostrando sempre più utile nelle fasi precoci del COVID 19, per contrastare il progredire della malattia, unitamente al trattamento farmacologico. Lo studio attuale conferma quanto già registrato in studi simili. Purtroppo resta non facile discriminare precocemente i pazienti che verranno trattati con successo da quelli che poi falliranno.

Barbaro RP et al

Extracorporeal membrane oxygenation for COVID-19: evolving outcomes from the international Extracorporeal Life Support Organization Registry        

The Lancet, https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)01960-7/fulltext

CONTENUTO: Studio retrospettivo multicentrico su 4812 pazienti adulti trattati con ossigenazione extracorporea (ECMO) per malattia critica da SARS-CoV-2, distinguendo i centri che hanno adottato precocemente (A) questo intervento (prima di maggio 2020) rispetto agli altri (B) e dividendo ulteriormente i pazienti fra quelli trattati prima (A1) e dopo (A2) maggio 2020 nei centri in cui l’ECMO è stata utilizzata precocemente. Si osserva che la mortalità aumenta progressivamente nei gruppi A1, A2 e B, il che secondo gli autori si potrebbe spiegare in diversi modi : a inizio pandemia si è stati obbligati a una stretta selezione dei pazienti da sottoporre a ECMO, oppure i pazienti della seconda « ondata » avevano un fenotipo più grave necessitando ECMO pur dopo l’introduzione della terapia standard con steroidi, oppure ancora i centri che hanno utilizzato ECMO precocemente potrebbero essere quelli con maggiore esperienza della tecnica.

COMMENTO : Lo studio fa riferimento ad una tecnica largamente utilizzata durante la pandemia per il COVID 19 e convenzionalmente in uso per il trattamento delle gravi insufficienze respiratorie ipossiemiche. La tecnica consiste nella cannulazione di due grandi vene corporee e nel far circolare il sangue in un ossigenatore fuori dall’organiscmo. Nella fattispecie, lo studio retrospettico pone l’interrogativo sull’eventuale ricorso precoce e l’accurata selezione dei pazienti che meglio possano rispondere a questo complesso approccio terapeutico, comunque complementare alle terapie dimostratesi scientificamente efficaci.

Bos LDJ et al

Longitudinal respiratory subphenotypes in patients with COVID-19-related acute respiratory distress syndrome: results from three observational cohorts

The Lancet, https://www.thelancet.com/journals/lanres/article/PIIS2213-2600(21)00365-9/fulltext

CONTENUTO : I pazienti con COVID-19 non sono, probabilmente, tutti uguali. In un ampio studio di coorte condotto in 22 Rianimazioni nei Paesi Bassi si sono osservati 1007 adulti sottoposti a ventilazione meccanica per COVID-19 (coorte di derivazione) alla ricerca di caratteristiche che consentano di individuare fenotipi distinti di sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). Si sono identificati due sub-fenotipi, che emergono nei primi 4 giorni di ventilazione. Essi  differiscono soprattutto in termini di « mechanical power » (un indice associato all’aggressività della ventilazione meccanica e quindi anche al danno polmonare da ventilazione) e « ventilatory ratio » (altro indice di efficienza della ventilazione polmonare). L’appartenenza a uno dei due gruppi si associa all’outcome e allo sviluppo di specifiche complicanze, come la tromboembolia polmonare: se il modello fosse confermato, riuscire a individuare il gruppo di appartenenza di un paziente potrebbe essere utile per selezionare, in una certa misura, trattamenti più mirati.

COMMENTO :Lo studio propone l’identificazione di 2 diversi fenotipi di pazienti con insufficienza respiratroria acuta da COVID-19, onde meglio mirare la risposta ai trattamenti ventilatori in termini di durata ed efficacia. I fenotipi inizialmente non distinguibili, tendono a differenziarsi entro i primi 4 giorni suggerendo modalità di intervento differenti.

La proposta è quella di modellizzare i parametri per farne uno strumento predittivo utile.

Camporota L et al

Prone Position in Coronavirus Disease 2019 and Noncoronavirus Disease 2019 Acute Respiratory Distress Syndrome: An International Multicenter Observational Comparative Study

Critical Care Medicine, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34582426/

CONTENUTO : Studio osservazionale multicentrico condotto su 376 pazienti ricoverati in Rianimazione, di cui 220 per sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) da COVID-19 e 156 per ARDS da altre cause. Si osserva che porre i pazienti in posizione prona (in particolare se entro un giorno dall’inizio della ventilazione) è associato a miglioramento significativo degli scambi respiratori in entrambi i gruppi, il che si associa a maggiore sopravvivenza.

COMMENTO :Questo studio focalizzato sui pazienti COVID-19 con grave insufficinza respiratoria si inserisce nel solco di evidenze già note per le insufficienze respiratorie gravi di altra natura. In questi pazienti, la posizione prona entro le prime 24 ore dall’intubazione e adottata per cicli della durata di 14-16 ore si traduce in un miglioramento clinico con riduzione della mortalità come dimostrato per i pazienti con ARDS.

Il porre i pazienti proni migliora la distribuzione della ventilazione e della perfusione con netto miglioramento dei parametri fisiologici, soprattuto dell’ossigenazione.

Tsonas AM et al

Pulmonology Journal

Practice of Tracheostomy in Patients with Acute Respiratory Failure related to COVID–19 – insights from the PRoVENT–COVID study

Pulmonology Journal,https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2531043721001896

CONTENUTO : In una coorte di 1023 pazienti ricoverati in Rianimazione nei Paesi Bassi durante la prima « ondata » di COVID-19 si osserva che circa 1 su 5 è stato sottoposto a tracheostomia e che l’esecuzione precoce di questo intervento (entro 21 giorni dall’inizio della ventilazione meccanica) è associato a minore durata della ventilazione meccanica ma anche a maggiore mortalità (intra-rianimazione, intraospedaliera e a 90 giorni); quest’ultimo risultato è attribuito dagli Autori a un immortal time bias.

COMMENTO : Studio dedicato alla necessità della tracheostomia nei pazienti ventilati per diversi giorni in modo invasivo.

La tracheostomia effettuata dopo meno di 21 giorni di ventilazione determina uno svezzamento più rapido dalla ventilazione, ma si associa ad una più elevata mortalità.

L’interpretazione principale è che vengono tracheostomizzati i pazienti più gravi con maggior rischio di mortalità.

Buckley CT et al

Protein requirements for critically ill ventilator-dependent patients with COVID-19

Nutrition in Clinical Practice, https://aspenjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ncp.10763

CONTENUTO : Studio del fabbisogno proteico di un piccolo gruppo di 22 pazienti ricoverati in Rianimazione e sottoposti a ventilazione meccanica per COVID-19 : si dimostra una ampia variabilità individuale ma una tendenza al dispendio proteico elevato.

COMMENTO :  Come per tutti gli ammalati critici in rianimazione e terapia intensiva gli autori sottolineano la necessità di un sostenuto apporto proteico nella dieta enterale dei pazienti critici affetti da malattia da COVID-19.

La variabilità delle necessità individuali comporta un’attenta stima diagnostica dei fabbisogni.

Delirium in COVID-19: can we make the unknowns knowns?

Intensive Care Medicine, https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00134-021-06467-2

CONTENUTO : Breve disamina delle evidenze riguardanti le cause del delirium, una fluttuazione dello stato di coscienza osservata frequentemente nelle persone ricoverate in Rianimazione e in modo particolare fra i malati di COVID-19 (fino al 70% in alcune casistiche). I meccanismi alla base di questo fenomeno nel COVID-19 sarebbero l’infiammazione e il danno microvascolare.

COMMENTO: Lo studio pone l’accento sul delirio in Rianimazione, un disorintamento transitorio temporo-spaziale che affligge frequentemente i pazienti critici, legato a cause multifattoriali, tra cui l’alterazione del ritmo sonno- veglia, la polifarmacologia o la sepsi. Il 70% di insorgenza nei pazienti con COVID-19 vedrebbe la compartecipazione di elementi infiammatori e di danno microvascolare come meccanismo di insorgenza.

Rodriguez-Ruiz E et al

Impact of diferent visiting policies on family satisfaction in two  Spanish ICUs before and during COVID-19

Intensive Care Medicine, https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00134-021-06485-0

CONTENUTO : Studio cross-sectional eseguito in due Rianimazioni in Spagna fra novembre 2019 e maggio 2020 (dunque a cavallo della prima « ondata » di pandemia di COVID-19) intervistando 262 famiglie di persone ricoverate : la soddisfazione in merito alle cure è maggiore quando viene consentito un ampio accesso alle visite.

COMMENTO : in collegamento con l’articolo precedente questi autori spagnoli sottolineano l’importanza dell’apporto familiare per la ripresa dei malati critici affetti da COVID-19, con la percezione da parte dei pazienti e delle famiglie di una qualità delle cure più elevata.Purtroppo lungo le misure restrittive  per la pandemia hanno limitato di necessità questo importante apporto familiare.

Menga LS et al

Dyspnoea and clinical outcome in critically ill patients receiving noninvasive support for COVID-19 respiratory failure: post hoc analysis of a randomised clinical trial

ERJ Open Research, https://openres.ersjournals.com/content/7/4/00418-2021

CONTENUTO : Analisi post hoc di un trial clinico degli stessi Autori, in cui si valuta la prevalenza di affanno (dispnea) in 109 persone ricoverate in Rianimazione con COVID-19 e si osserva l’associazione di questo sintomo con diversi outcome quali la necessità di intubazione oro-tracheale, la durata dell’ossigeno terapia e della ventilazione meccanica, la durata del ricovero in Rianimazione, la mortalità durante il ricovero sia in Rianimazione che nei reparti oridnari.

COMMENTO: la persistenza della percezione soggettiva della difficoltà respiratoria da parte del paziente, nonostante le cure,  viene posta in relazione con un esito sfavorevole della evoluzione della malattia da COVID-19, con una maggiore necessità di ventilazione invasiva e ossigenoterapia prolungata.

Arabi YM et al

How COVID-19 will change the management of other respiratory viral infections

Intensive Care Medicine, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8355267/pdf/134_2021_Article_6491.pdf

CONTENUTO : La pandemia di COVID-19 lascia sia insegnamenti che questioni aperte sulla gestione delle infezioni respiratorie virali: interpretare con cautela i dati pre-clinici sull’efficacia dei farmaci, approfondire l’effetto degli steroidi e dei farmaci immuno-modulatori sull’insufficienza respiratoria, utilizzare la terapia anticoagulante in modo possibilmente differenziato secondo la gravità del paziente, aumentare l’esperienza di forme non invasive di supporto ventilatorio.

COMMENTO: la pandemia da COVID-19 ha imposto ai rianimatori- intensivisti di ripensare l’approccio a tutte le patologie virali nel paziente critico con la necessità di ridisegnare un percorso diagnostico terapeutico più puntuale.

Sivasubramanium VB et al

Simulation of Ventilator Allocation in Critically Ill Patients with COVID-19

American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, https://www.atsjournals.org/doi/abs/10.1164/rccm.202106-1453LE

CONTENUTO : Sulla base dei dati di 998 pazienti ventilati per COVID-19 viene eseguita una simulazione con modello Monte Carlo (per approfondire : Monte Carlo simulation, https://news.mit.edu/2010/exp-monte-carlo-0517) della sopravvivenza in base a 4 diversi metodi di assegnazione dei ventilatori disponibili : il metodo in cui si dà la priorità ai più giovani sarebbe quello che assicura la sopravvivenza al maggior numero di persone.

COMMENTO: La pima ondata della pandemia da COVID-19 ha imposto la necessità di allocare le scarse risorse disponibili in ragione di priorità e di un adeguato triage. Gli autori hanno sviluppato un modello matematico che tenendo conto di diverse variabili cerca di razionalizzare la distribuzione dei ventilatori meccanici per ridurre al minimo la mortalità.

Belletti A et al

Barotrauma in Coronavirus Disease 2019 Patients Undergoing Invasive Mechanical Ventilation

A Systematic Literature Review

Critical Care Medicine,

https://journals.lww.com/ccmjournal/Abstract/9000/Barotrauma_in_Coronavirus_Disease_2019_Patients.95091.aspx March 2022

CONTENUTO E COMMENTO : La ventilazione artificiale meccanica è necessaria per il trattamento del COVID 19, ma può produrre un barotrauma. Revisione sistematica della letteratura (per approfondire: Systematic Reviews https://www.cochrane.org/news/what-are-systematic-reviews ) sull’incidenza di barotrauma, pneumotorace e pneumomediastino nei pazienti sottoposti a ventilazione invasiva per COVID-19 : dall’analisi di 13 studi condotta dagli autori emerge che circa 1 paziente su 6 presenta barotrauma, in modo apparentemente più frequente rispetto ai pazienti ventilati per motivi differenti dal COVID-19. Ipotizzabile una maggiore fragilità del parenchima polmonare.

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